Bell'articolo per capire chi muove i fili delle marionette politiche, dal livello superiore.
I tecnocrati d’Europa boicottano i negoziati
di Francesco Sylos Labini
Secondo il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, i suoi omologhi europei “si trovano in uno stato di psicosi militarista (…) e l’Unione europea non sembra interessata alla possibilità che il vertice di pace di Budapest, proposto da Trump e Putin, possa effettivamente portare alla pace. A giudicare dai discorsi di oggi – ha aggiunto – devo concludere che un numero significativo di politici europei farà di tutto, persino l’impossibile, per impedire che questo vertice si svolga fin dall’inizio”. Siamo così giunti a una situazione paradossale: i leader europei non si oppongono a un piano di pace concreto, ma addirittura all’idea stessa che i presidenti delle due principali superpotenze nucleari possano incontrarsi per cercare una via di dialogo.
Eppure, non è sempre stato così. Nella lunga e complessa sequenza di eventi che ha condotto all’invasione illegale – ma in larga misura provocata – da parte della Russia, uno snodo cruciale fu il vertice Nato di Budapest del 2008. In quell’occasione, l’amministrazione americana guidata da George W. Bush spinse affinché all’Ucraina e alla Georgia fosse offerta una prospettiva concreta di adesione alla Nato. Angela Merkel adottò allora una linea più prudente, intuendo che quella promessa, dal punto di vista di Putin, equivaleva a una vera e propria “dichiarazione di guerra”. Anche Nicolas Sarkozy manifestò estrema cautela rispetto a quella decisione. Oggi i ruoli sembrano essersi invertiti: mentre da Washington arrivano segnali – deboli ma reali – di apertura al dialogo, sono le cancellerie europee a ostacolare ogni tentativo. Perché? Cosa è cambiato?
Dagli anni Novanta, l’economia europea ha subito un processo di profonda trasformazione: da sistema produttivo basato sulla manifattura e sui beni reali, si è evoluta in un’economia dominata dalla finanza, in particolare americana e britannica. Questa finanziarizzazione ha investito anche la politica, che si è allineata agli interessi del sistema finanziario, fino a esserne direttamente influenzata. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea nel 2014, è oggi presidente non esecutivo e consulente di Goldman Sachs. Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs Europe, Emmanuel Macron ha iniziato la sua carriera nella banca d’affari Rothschild. Friedrich Merz, cancelliere tedesco, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock Germany.
Questi sono alcuni dei volti dell’élite tecnocratica che starebbe operando nell’interesse pubblico. Come sia stato possibile che tale narrazione si sia radicata così profondamente nell’opinione pubblica è questione complessa. Ma è certo che abbiano pesato il progressivo indebolimento della libertà di stampa e la crisi profonda della scuola e dell’università. Basti pensare, senza che l’Italia rappresenti un’eccezione, alla diffusione nel linguaggio educativo dei concetti di “debito” e “credito formativo”, ormai presenti fin dalla scuola media.
Le continue riforme del sistema educativo sono affidate ai “tecnici” di Bankitalia, che ne plasmano ogni aspetto in funzione delle esigenze del sistema economico dominante – ovvero quello finanziario. La finanza, dunque, non si limita a condizionare le scelte economiche: seleziona direttamente i protagonisti della politica, determinandone orientamenti e priorità e plasma l’orientamento dell’intera società.
Si prenda ancora BlackRock: oltre a investire nel debito pubblico italiano acquistando titoli di Stato, è anche tra i principali azionisti di aziende strategiche come Eni, Enel e Intesa Sanpaolo. Come può un primo ministro ignorare gli interessi di una delle tre principali società finanziarie al mondo? Non è un caso se Giorgia Meloni, eletta in opposizione a Mario Draghi, abbia finito per replicarne – o addirittura superarne – le politiche...
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I tecnocrati d’Europa boicottano i negoziati
di Francesco Sylos Labini
Secondo il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, i suoi omologhi europei “si trovano in uno stato di psicosi militarista (…) e l’Unione europea non sembra interessata alla possibilità che il vertice di pace di Budapest, proposto da Trump e Putin, possa effettivamente portare alla pace. A giudicare dai discorsi di oggi – ha aggiunto – devo concludere che un numero significativo di politici europei farà di tutto, persino l’impossibile, per impedire che questo vertice si svolga fin dall’inizio”. Siamo così giunti a una situazione paradossale: i leader europei non si oppongono a un piano di pace concreto, ma addirittura all’idea stessa che i presidenti delle due principali superpotenze nucleari possano incontrarsi per cercare una via di dialogo.
Eppure, non è sempre stato così. Nella lunga e complessa sequenza di eventi che ha condotto all’invasione illegale – ma in larga misura provocata – da parte della Russia, uno snodo cruciale fu il vertice Nato di Budapest del 2008. In quell’occasione, l’amministrazione americana guidata da George W. Bush spinse affinché all’Ucraina e alla Georgia fosse offerta una prospettiva concreta di adesione alla Nato. Angela Merkel adottò allora una linea più prudente, intuendo che quella promessa, dal punto di vista di Putin, equivaleva a una vera e propria “dichiarazione di guerra”. Anche Nicolas Sarkozy manifestò estrema cautela rispetto a quella decisione. Oggi i ruoli sembrano essersi invertiti: mentre da Washington arrivano segnali – deboli ma reali – di apertura al dialogo, sono le cancellerie europee a ostacolare ogni tentativo. Perché? Cosa è cambiato?
Dagli anni Novanta, l’economia europea ha subito un processo di profonda trasformazione: da sistema produttivo basato sulla manifattura e sui beni reali, si è evoluta in un’economia dominata dalla finanza, in particolare americana e britannica. Questa finanziarizzazione ha investito anche la politica, che si è allineata agli interessi del sistema finanziario, fino a esserne direttamente influenzata. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea nel 2014, è oggi presidente non esecutivo e consulente di Goldman Sachs. Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs Europe, Emmanuel Macron ha iniziato la sua carriera nella banca d’affari Rothschild. Friedrich Merz, cancelliere tedesco, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock Germany.
Questi sono alcuni dei volti dell’élite tecnocratica che starebbe operando nell’interesse pubblico. Come sia stato possibile che tale narrazione si sia radicata così profondamente nell’opinione pubblica è questione complessa. Ma è certo che abbiano pesato il progressivo indebolimento della libertà di stampa e la crisi profonda della scuola e dell’università. Basti pensare, senza che l’Italia rappresenti un’eccezione, alla diffusione nel linguaggio educativo dei concetti di “debito” e “credito formativo”, ormai presenti fin dalla scuola media.
Le continue riforme del sistema educativo sono affidate ai “tecnici” di Bankitalia, che ne plasmano ogni aspetto in funzione delle esigenze del sistema economico dominante – ovvero quello finanziario. La finanza, dunque, non si limita a condizionare le scelte economiche: seleziona direttamente i protagonisti della politica, determinandone orientamenti e priorità e plasma l’orientamento dell’intera società.
Si prenda ancora BlackRock: oltre a investire nel debito pubblico italiano acquistando titoli di Stato, è anche tra i principali azionisti di aziende strategiche come Eni, Enel e Intesa Sanpaolo. Come può un primo ministro ignorare gli interessi di una delle tre principali società finanziarie al mondo? Non è un caso se Giorgia Meloni, eletta in opposizione a Mario Draghi, abbia finito per replicarne – o addirittura superarne – le politiche...
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TUCKER CARLSON: "GLI USA STANNO ENTRANDO IN GUERRA CONTRO IL VENEZUELA"
Tucker Carlson su X: “La prospettiva di un cambio di regime in Venezuela è come il Viagra per Lindsey Graham. Purtroppo, non impedirà una sola morte per fentanyl".
Video sottotitolato: https://open.substack.com/pub/giubberosse/p/tucker-carlson-gli-usa-stanno-entrando
Fonte e video integrale: Tucker Carlson, X
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TUCKER CARLSON: "GLI USA STANNO ENTRANDO IN GUERRA CONTRO IL VENEZUELA"
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PROPAGANDA E GOVERNO INVISIBILE
“Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone.”
"La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.”
Queste parole sono contenute nell’opera fondamentale di Edward Louis Bernays, uno dei primi spin doctor della storia (Ho scritto la prefazione nell’ultima edizione per Ibex)
Da chi è costituito questo governo invisibile?
Non lo vediamo, ma come avviene per il Bosone di Higgs, sappiamo per certo della sua esistenza dal comportamento delle particelle circostanti.
Scrive Francesco Sylos Labini sul Fatto quotidiano “Dagli anni Novanta, l’economia europea ha subito un processo di profonda trasformazione: da sistema produttivo basato sulla manifattura e sui beni reali, si è evoluta in un’economia dominata dalla finanza, in particolare americana e britannica. Questa finanziarizzazione ha investito anche la politica, che si è allineata agli interessi del sistema finanziario, fino a esserne direttamente influenzata. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea nel 2014, è oggi presidente non esecutivo e consulente di Goldman Sachs. Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs Europe, Emmanuel Macron ha iniziato la sua carriera nella banca d’affari Rothschild. Friedrich Merz, cancelliere tedesco, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock Germany.
Questi sono alcuni dei volti dell’élite tecnocratica che starebbe operando nell’interesse pubblico. Come sia stato possibile che tale narrazione si sia radicata così profondamente nell’opinione pubblica è questione complessa. Ma è certo che abbiano pesato il progressivo indebolimento della libertà di stampa e la crisi profonda della scuola e dell’università.
Manca un elemento, ovvero la propaganda, quella utilizzata dagli spin doctor per conto del “governo invisibile”.
Cos’è uno spin doctor?
Ce lo spiega Marcello Foa ne “Gli stregoni della notizia”: “un autentico ‘stregone’ della notizia, interpreta la comunicazione ‘come un insieme di tecniche unilaterali per l’indottrinamento del pubblico’, spesso ‘senza preoccuparsi del bene e dell’interesse generale’. Ritiene che il suo compito […] sia di ‘massaggiare il messaggio’, ovvero di estrarre il meglio da qualsiasi situazione, fornendo ‘una versione aggiustata’ di un evento” (p.14).
Una delle tecniche utilizzate per manipolare con successo il pubblico è quella del cosiddetto “frame della notizia”. È ciò che i filosofi chiamano “visione del mondo” e che Wittgenstein ha definito “occhiali cognitivi”. Ecco, la grande “magia” degli stregoni della notizia consiste proprio nella capacita di cambiare la nostra cornice di riferimento, fino a convincerci che ciò che ci renderà schiavi sarà, invece, la nostra salvezza.
Facciamo degli esempi: il siero è efficace e sicuro, Hamas è una organizzazione terroristica, Putin è il nuovo Hitler, Maduro è un narcotrafficante, Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente, la Palestina è la Terra Promessa per gli Ebrei.
Una produzione Byoblu
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“Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone.”
"La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.”
Queste parole sono contenute nell’opera fondamentale di Edward Louis Bernays, uno dei primi spin doctor della storia (Ho scritto la prefazione nell’ultima edizione per Ibex)
Da chi è costituito questo governo invisibile?
Non lo vediamo, ma come avviene per il Bosone di Higgs, sappiamo per certo della sua esistenza dal comportamento delle particelle circostanti.
Scrive Francesco Sylos Labini sul Fatto quotidiano “Dagli anni Novanta, l’economia europea ha subito un processo di profonda trasformazione: da sistema produttivo basato sulla manifattura e sui beni reali, si è evoluta in un’economia dominata dalla finanza, in particolare americana e britannica. Questa finanziarizzazione ha investito anche la politica, che si è allineata agli interessi del sistema finanziario, fino a esserne direttamente influenzata. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea nel 2014, è oggi presidente non esecutivo e consulente di Goldman Sachs. Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs Europe, Emmanuel Macron ha iniziato la sua carriera nella banca d’affari Rothschild. Friedrich Merz, cancelliere tedesco, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock Germany.
Questi sono alcuni dei volti dell’élite tecnocratica che starebbe operando nell’interesse pubblico. Come sia stato possibile che tale narrazione si sia radicata così profondamente nell’opinione pubblica è questione complessa. Ma è certo che abbiano pesato il progressivo indebolimento della libertà di stampa e la crisi profonda della scuola e dell’università.
Manca un elemento, ovvero la propaganda, quella utilizzata dagli spin doctor per conto del “governo invisibile”.
Cos’è uno spin doctor?
Ce lo spiega Marcello Foa ne “Gli stregoni della notizia”: “un autentico ‘stregone’ della notizia, interpreta la comunicazione ‘come un insieme di tecniche unilaterali per l’indottrinamento del pubblico’, spesso ‘senza preoccuparsi del bene e dell’interesse generale’. Ritiene che il suo compito […] sia di ‘massaggiare il messaggio’, ovvero di estrarre il meglio da qualsiasi situazione, fornendo ‘una versione aggiustata’ di un evento” (p.14).
Una delle tecniche utilizzate per manipolare con successo il pubblico è quella del cosiddetto “frame della notizia”. È ciò che i filosofi chiamano “visione del mondo” e che Wittgenstein ha definito “occhiali cognitivi”. Ecco, la grande “magia” degli stregoni della notizia consiste proprio nella capacita di cambiare la nostra cornice di riferimento, fino a convincerci che ciò che ci renderà schiavi sarà, invece, la nostra salvezza.
Facciamo degli esempi: il siero è efficace e sicuro, Hamas è una organizzazione terroristica, Putin è il nuovo Hitler, Maduro è un narcotrafficante, Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente, la Palestina è la Terra Promessa per gli Ebrei.
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Glenn Greenwald su X segnala un caso curioso:
"La principale persona che cura la censura di Meta per Israele e per il sionismo si vanta orgogliosamente di tutte le opinioni politiche che è riuscita a far bandire da Facebook e Instagram.
La censura a favore di Israele è facilmente una delle minacce più gravi alla libertà di espressione in Occidente. Ti invito a guardare questo video di Jordana Cutler, 'Direttrice delle scelte politiche pubbliche per Israele e la diaspora ebraica' per conto di Meta.
La principale censora di Meta per Israele e il sionismo si chiama Jordana Cutler. Apparentemente americana, si è trasferita in Israele e ha trascorso la sua vita adulta lavorando per il governo israeliano.
Oggi censura Facebook e Instagram per conto del suo Paese (Israele)."
In questione non è l’identità ebraica in sé, ma la contraddizione politica e comunicativa di un colosso tecnologico che affida la “libertà di parola” a chi proviene da un apparato statale con forti interessi di propaganda.
Pino Cabras
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"La principale persona che cura la censura di Meta per Israele e per il sionismo si vanta orgogliosamente di tutte le opinioni politiche che è riuscita a far bandire da Facebook e Instagram.
La censura a favore di Israele è facilmente una delle minacce più gravi alla libertà di espressione in Occidente. Ti invito a guardare questo video di Jordana Cutler, 'Direttrice delle scelte politiche pubbliche per Israele e la diaspora ebraica' per conto di Meta.
La principale censora di Meta per Israele e il sionismo si chiama Jordana Cutler. Apparentemente americana, si è trasferita in Israele e ha trascorso la sua vita adulta lavorando per il governo israeliano.
Oggi censura Facebook e Instagram per conto del suo Paese (Israele)."
In questione non è l’identità ebraica in sé, ma la contraddizione politica e comunicativa di un colosso tecnologico che affida la “libertà di parola” a chi proviene da un apparato statale con forti interessi di propaganda.
Pino Cabras
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A partire dalla notte del 31 ottobre Israele ha iniziato a lanciare una serie di bombardamenti e demolizioni di complessi abitativi a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale.
Secondo Al Jazeera, l’artiglieria e i caccia israeliani stanno colpendo le aree orientali della città. Le esplosioni e i colpi pesanti continuano a scuotere Khan Younis, lasciando dietro di sé edifici distrutti.
Nelle stesse ore le imbarcazioni della marina israeliana hanno aperto il fuoco e lanciato granate al largo della costa di Gaza City.
Dopo i bombardamenti di lunedì 27 ottobre che hanno ucciso oltre 100 persone, tra cui almeno 46 bambini, Israele ha dichiarato di essere tornato al cessate il fuoco due giorni fa.
Ma gli attacchi non si sono fermati.
Gli abitanti di Gaza hanno raccontato ad Al Jazeera di temere un ritorno ai bombardamenti su vasta scala, simili a quelli precedenti alla tregua annunciata.
Secondo Al Jazeera, l’artiglieria e i caccia israeliani stanno colpendo le aree orientali della città. Le esplosioni e i colpi pesanti continuano a scuotere Khan Younis, lasciando dietro di sé edifici distrutti.
Nelle stesse ore le imbarcazioni della marina israeliana hanno aperto il fuoco e lanciato granate al largo della costa di Gaza City.
Dopo i bombardamenti di lunedì 27 ottobre che hanno ucciso oltre 100 persone, tra cui almeno 46 bambini, Israele ha dichiarato di essere tornato al cessate il fuoco due giorni fa.
Ma gli attacchi non si sono fermati.
Gli abitanti di Gaza hanno raccontato ad Al Jazeera di temere un ritorno ai bombardamenti su vasta scala, simili a quelli precedenti alla tregua annunciata.
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Uomini ucraini ricorrono alle armi contro la mobilitazione forzata
Oggi a Kremenchuk, Oblast' di Poltava, un uomo ha sparato a due funzionari del TRC, ferendoli gravemente. Entrambi sono stati ricoverati. L'episodio segnala l'escalation della resistenza alla coscrizione coercitiva in tutto il Paese.
Oggi a Kremenchuk, Oblast' di Poltava, un uomo ha sparato a due funzionari del TRC, ferendoli gravemente. Entrambi sono stati ricoverati. L'episodio segnala l'escalation della resistenza alla coscrizione coercitiva in tutto il Paese.
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Il mio intervento di oggi per 100 Giorni da Leoni:
https://www.youtube.com/live/92j0-ZYOaVg?si=jeheAMcurXIpsbnD
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HELLOWEEN / Bianchi, Borgognone, Rocchesso
#RassegnaStampa di venerdì 31 ottobre 2025 alle 8 con Riccardo Rocchesso, Giorgio Bianchi e Paolo Borgognone. Siamo molto orgogliosi nell’annunciare che finalmente uscirà il nostro secondo libro! https://bambini.100giornidaleoni.it
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ABBIAMO BISOGNO…
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ABBIAMO BISOGNO…
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Forwarded from InsideOver
Il direttore dell’Fbi Kash Patel ha bloccato le indagini dell'unità antiterrorismo su un possibile coinvolgimento straniero nell’omicidio dell’influencer conservatore, Charlie Kirk, ucciso durante un comizio in un campus universitario il 10 settembre.
Come riportato dal New York Times, il capo del National Counterterrorism Center ha esaminato i fascicoli dell'FBI nelle ultime settimane per verificare se l'uomo accusato dell'assassinio di Charlie Kirk, Tyler Robinson, avesse ricevuto il sostegno di qualcun altro, una potenza straniera o un'altra entità.
Sebbene il New York Times non citi esplicitamente la presunta potenza straniera coinvolta nell’omicidio di Charlie Kirk, è plausibile ipotizzare che si tratti di Israele.
https://it.insideover.com/media-e-potere/una-potenza-straniera-coinvolta-scontro-tra-fbi-e-antiterrorismo-sullomicidio-di-charlie-kirk.html
#usa #israel #charliekirk
Come riportato dal New York Times, il capo del National Counterterrorism Center ha esaminato i fascicoli dell'FBI nelle ultime settimane per verificare se l'uomo accusato dell'assassinio di Charlie Kirk, Tyler Robinson, avesse ricevuto il sostegno di qualcun altro, una potenza straniera o un'altra entità.
Sebbene il New York Times non citi esplicitamente la presunta potenza straniera coinvolta nell’omicidio di Charlie Kirk, è plausibile ipotizzare che si tratti di Israele.
https://it.insideover.com/media-e-potere/una-potenza-straniera-coinvolta-scontro-tra-fbi-e-antiterrorismo-sullomicidio-di-charlie-kirk.html
#usa #israel #charliekirk
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Forwarded from Giubbe Rosse
🇻🇪 MACHADO: "IL TEMPO DI MADURO IN VENEZUELA È FINITO"
Fonte: Bloomberg, 30 ottobre
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Fonte: Bloomberg, 30 ottobre
María Corina Machado, l'ultima vincitrice del Premio Nobel per la Pace, ha detto che l'opposizione venezuelana ha esaurito tutti i suoi sforzi negli ultimi 26 anni. A suo avviso, il leader autoritario del paese, Nicolás Maduro, non ascolterà la ragione e dovrà ricevere un messaggio più schietto, anche se ciò significa la minaccia di un intervento militare degli Stati Uniti.
"L'aumento della pressione e l'escalation che ha avuto luogo è l'unico modo per costringere Maduro a capire che è ora di andarsene" e "facilitare una transizione pacifica e ordinata", ha detto al The Mishal Husain Show di Bloomberg. "Questo processo riguarda il salvataggio di vite, milioni di vite".
[...]
All'inizio di questa settimana, Reuters ha riferito degli sforzi del suo team per aiutare l'amministrazione a costruire il caso per una posizione dura contro il governo Maduro, aggiungendo che Machado ha partecipato virtualmente a un incontro con un funzionario. Ma Machado, che ha appoggiato la campagna degli Stati Uniti, prende le distanze dalla sua pianificazione e l'ha definita una "operazione totalmente autonoma da parte di un altro paese".
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Bloomberg.com
Nobel Peace Prize Winner Says Maduro’s Time Is Up in Venezuela
María Corina Machado, the latest Nobel Peace Prize recipient, said the Venezuelan opposition has exhausted all of its efforts over the last 26 years. In her view, the country’s authoritarian leader, Nicolás Maduro, won’t listen to reason and must receive…
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🇮🇱⚔️🇵🇸 CISGIORDANIA, COLONI ISRAELIANI TORTURANO E UCCIDONO PECORE E AGNELLI IN UNA FATTORIA PALESTINESE
Viene riportato che sei pecore sono state uccise e altre quattro ferite. Ad alcune sono stati cavati gli occhi con un coltello.
Segui 👉@ComitatoDonbass
Viene riportato che sei pecore sono state uccise e altre quattro ferite. Ad alcune sono stati cavati gli occhi con un coltello.
Segui 👉@ComitatoDonbass
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Forwarded from Byoblu
AGGREDITA E INSULTATA GIORNALISTA DI BYOBLU ALLA MANIFESTAZIONE PRO ISRAELE
Il fatto più grave oltre all’oltraggio alla libertà di informazione, è che in questa piazza non è stata detta una sola parola per le più di 60mila persone uccise dallo stato occupante di Israele in due anni. Più di 20mila sono bambini.
➡️https://www.byoblu.com/2025/10/31/aggredita-e-insultata-giornalista-di-byoblu-alla-manifestazione-pro-israele/
Il fatto più grave oltre all’oltraggio alla libertà di informazione, è che in questa piazza non è stata detta una sola parola per le più di 60mila persone uccise dallo stato occupante di Israele in due anni. Più di 20mila sono bambini.
➡️https://www.byoblu.com/2025/10/31/aggredita-e-insultata-giornalista-di-byoblu-alla-manifestazione-pro-israele/
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Forwarded from InsideOver
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Gaza, 30 ottobre: dopo averlo bendato e ammanettato, le forze israeliane arrestano un membro dello staff dell'UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia.
Il video è stato diffuso in Italia da Gennaro Guidetti, operatore umanitario tornato poco fa da Gaza e ospite di InsideOver per una diretta Instagram durante la quale ha condiviso la sua esperienza nella Striscia.
L’arresto, illegale secondo il diritto internazionale, è avvenuto al valico di Kerem Shalom mentre l'operatore Unicef svolgeva le proprie funzioni ufficiali sotto mandato delle Nazioni Unite.
Le immagini diffuse mostrano il momento in cui i soldati israeliani fermano e portano via l’operatore nell'ambito di una crescente campagna di intimidazione e pressione nei confronti delle organizzazioni internazionali presenti a Gaza.
L’UNICEF, in una nota stampa pubblicata l’8 ottobre, aveva già espresso profonda preoccupazione per gli attacchi e le restrizioni imposte al personale umanitario nella Striscia.
#unicef #gazagenocide #israel #idf
Il video è stato diffuso in Italia da Gennaro Guidetti, operatore umanitario tornato poco fa da Gaza e ospite di InsideOver per una diretta Instagram durante la quale ha condiviso la sua esperienza nella Striscia.
L’arresto, illegale secondo il diritto internazionale, è avvenuto al valico di Kerem Shalom mentre l'operatore Unicef svolgeva le proprie funzioni ufficiali sotto mandato delle Nazioni Unite.
Le immagini diffuse mostrano il momento in cui i soldati israeliani fermano e portano via l’operatore nell'ambito di una crescente campagna di intimidazione e pressione nei confronti delle organizzazioni internazionali presenti a Gaza.
L’UNICEF, in una nota stampa pubblicata l’8 ottobre, aveva già espresso profonda preoccupazione per gli attacchi e le restrizioni imposte al personale umanitario nella Striscia.
#unicef #gazagenocide #israel #idf
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Forwarded from InsideOver
I funzionari del Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti non conoscono l'identità delle 61 persone che sono state giustiziate estragiudizialmente durante gli attacchi militari statunitensi contro imbarcazioni nelle acque vicine al Venezuela e nell'Oceano Pacifico orientale.
A dichiararlo è il giornale Politico, citando i democratici della Camera che hanno partecipato a un briefing riservato sulla campagna.
"I funzionari del dipartimento hanno detto che non è necessario identificare con certezza gli individui a bordo di queste imbarcazioni per effettuare gli attacchi, solo dimostrare un collegamento con il contrabbando", ha affermato la deputata Sara Jacobs.
La votazione sul disegno di legge è prevista per la prossima settimana.
#maduro #trump #randpaul #venezuela #boatstrike
A dichiararlo è il giornale Politico, citando i democratici della Camera che hanno partecipato a un briefing riservato sulla campagna.
"I funzionari del dipartimento hanno detto che non è necessario identificare con certezza gli individui a bordo di queste imbarcazioni per effettuare gli attacchi, solo dimostrare un collegamento con il contrabbando", ha affermato la deputata Sara Jacobs.
La votazione sul disegno di legge è prevista per la prossima settimana.
#maduro #trump #randpaul #venezuela #boatstrike
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COMUNICATO STAMPA
GRAVE AGGRESSIONE ALLA COLLEGA DI BYOBLU GIULIA BERTOTTO DURANTE LA MANIFESTAZIONE “PER LA NOSTRA LIBERTÀ, A TESTA ALTA CON GLI EBREI”
/ MILANO 31-10-2025 / Nel corso della manifestazione contro l’antisemitismo svoltasi ieri in p.zza SS. Apostoli a Roma, la collega Giulia Bertotto è stata vittima di una grave aggressione fisica e verbale mentre si trovava nel pieno svolgimento del proprio lavoro di giornalista. Ricostruiamo i fatti, come pienamente riscontrabili dal servizio pubblicato nelle scorse ore dalla collega: nella serata del 30 ottobre si stava svolgendo a Roma la manifestazione “Per la nostra libertà, a testa alta con gli ebrei”, convocata dall’Associazione Setteottobre e condotta dal giornalista Antonino Monteleone.
La collega si è recata nella piazza con l’intento di raccogliere le voci dei manifestanti e delle numerose figure politiche di spicco che vi prendevano parte. Consapevole del clima di contrapposizione che caratterizza le posizioni genericamente definibili come “pro-Israele” e “pro-Palestina”, la collega si è limitata a porre domande generiche ai partecipanti: “perché ha deciso di scendere in piazza?”, “percepisce un clima di antisemitismo nella società?”
Quando uno dei manifestanti rispondendo all’intervista ha detto: “dovreste chiedere ai palestinesi se vogliono andare in Yemen, se vogliono andare in Sudan o se preferiscono stare in Israele”, la collega ha posto un’ulteriore domanda: “e se i palestinesi dicessero che vogliono restare in Palestina cosa gli rispondiamo?” A quel punto è intervenuto un altro manifestante che ha stretto il polso della collega mentre riprendeva e l’ha insultata urlando: “tu non sei una giornalista, sei un rotta in c…”. Un’altra manifestante è intervenuta accusando la collega di “fare domande non neutrali” e un altro ancora ha lanciato dell'acqua su di lei. Nel frattempo è intervenuta la polizia che, invece di identificare i soggetti che l’avevano insultata e strattonata, l’ha accompagnata fuori dalla piazza chiedendole di mostrare il tesserino e annotando le sue generalità.
Oltre a manifestare la piena solidarietà alla collega aggredita, riteniamo indispensabile sottolineare che i fatti accaduti in piazza SS. Apostoli rappresentano un’inquietante lesione alla libertà di stampa, sancita dall’articolo 21 della Costituzione, dall’articolo 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, così come l’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La gravità dei fatti è resa ancora più evidente dalla presenza in piazza di diversi esponenti politici, membri del Parlamento italiano ed europeo, di maggioranza e di opposizione, oltre che di diversi colleghi giornalisti, tra cui alcuni direttori di testata.
Riportiamo le parole della direttrice della nostra testata Virginia Camerieri in merito all'accaduto: "L’aggressione alla collega Giulia Bertotto non è solo un atto di violenza contro una giornalista. È un oltraggio al diritto dei cittadini di essere informati, un tentativo di intimidire chi esercita il dovere, prima ancora che il diritto, di fare domande. Il dovere di cronaca non si piega alle minacce, né agli insulti, né alla violenza e Byoblu non si piega a nessuna intimidazione. Continueremo a fare domande, a cercare risposte. Perché la libertà d’informare non si difende con il silenzio, ma con il coraggio di esserci."
A seguito di questo episodio la collega Giulia Bertotto è comprensibilmente scossa, ma determinata a portare avanti il proprio lavoro come ha sempre fatto. Invitiamo le cariche istituzionali, le forze politiche e tutti i colleghi che ancora hanno a cuore la libertà di stampa a prendere posizione e condannare quanto accaduto.
CLAUDIO MESSORA (Editore “Byoblu”)
VIRGINIA CAMERIERI (Direttore responsabile “Byoblu”)
LA REDAZIONE
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GRAVE AGGRESSIONE ALLA COLLEGA DI BYOBLU GIULIA BERTOTTO DURANTE LA MANIFESTAZIONE “PER LA NOSTRA LIBERTÀ, A TESTA ALTA CON GLI EBREI”
/ MILANO 31-10-2025 / Nel corso della manifestazione contro l’antisemitismo svoltasi ieri in p.zza SS. Apostoli a Roma, la collega Giulia Bertotto è stata vittima di una grave aggressione fisica e verbale mentre si trovava nel pieno svolgimento del proprio lavoro di giornalista. Ricostruiamo i fatti, come pienamente riscontrabili dal servizio pubblicato nelle scorse ore dalla collega: nella serata del 30 ottobre si stava svolgendo a Roma la manifestazione “Per la nostra libertà, a testa alta con gli ebrei”, convocata dall’Associazione Setteottobre e condotta dal giornalista Antonino Monteleone.
La collega si è recata nella piazza con l’intento di raccogliere le voci dei manifestanti e delle numerose figure politiche di spicco che vi prendevano parte. Consapevole del clima di contrapposizione che caratterizza le posizioni genericamente definibili come “pro-Israele” e “pro-Palestina”, la collega si è limitata a porre domande generiche ai partecipanti: “perché ha deciso di scendere in piazza?”, “percepisce un clima di antisemitismo nella società?”
Quando uno dei manifestanti rispondendo all’intervista ha detto: “dovreste chiedere ai palestinesi se vogliono andare in Yemen, se vogliono andare in Sudan o se preferiscono stare in Israele”, la collega ha posto un’ulteriore domanda: “e se i palestinesi dicessero che vogliono restare in Palestina cosa gli rispondiamo?” A quel punto è intervenuto un altro manifestante che ha stretto il polso della collega mentre riprendeva e l’ha insultata urlando: “tu non sei una giornalista, sei un rotta in c…”. Un’altra manifestante è intervenuta accusando la collega di “fare domande non neutrali” e un altro ancora ha lanciato dell'acqua su di lei. Nel frattempo è intervenuta la polizia che, invece di identificare i soggetti che l’avevano insultata e strattonata, l’ha accompagnata fuori dalla piazza chiedendole di mostrare il tesserino e annotando le sue generalità.
Oltre a manifestare la piena solidarietà alla collega aggredita, riteniamo indispensabile sottolineare che i fatti accaduti in piazza SS. Apostoli rappresentano un’inquietante lesione alla libertà di stampa, sancita dall’articolo 21 della Costituzione, dall’articolo 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, così come l’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La gravità dei fatti è resa ancora più evidente dalla presenza in piazza di diversi esponenti politici, membri del Parlamento italiano ed europeo, di maggioranza e di opposizione, oltre che di diversi colleghi giornalisti, tra cui alcuni direttori di testata.
Riportiamo le parole della direttrice della nostra testata Virginia Camerieri in merito all'accaduto: "L’aggressione alla collega Giulia Bertotto non è solo un atto di violenza contro una giornalista. È un oltraggio al diritto dei cittadini di essere informati, un tentativo di intimidire chi esercita il dovere, prima ancora che il diritto, di fare domande. Il dovere di cronaca non si piega alle minacce, né agli insulti, né alla violenza e Byoblu non si piega a nessuna intimidazione. Continueremo a fare domande, a cercare risposte. Perché la libertà d’informare non si difende con il silenzio, ma con il coraggio di esserci."
A seguito di questo episodio la collega Giulia Bertotto è comprensibilmente scossa, ma determinata a portare avanti il proprio lavoro come ha sempre fatto. Invitiamo le cariche istituzionali, le forze politiche e tutti i colleghi che ancora hanno a cuore la libertà di stampa a prendere posizione e condannare quanto accaduto.
CLAUDIO MESSORA (Editore “Byoblu”)
VIRGINIA CAMERIERI (Direttore responsabile “Byoblu”)
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Forwarded from Piccolenote
🇵🇸🇱🇧🇵🇸🇱🇧🇵🇸🇱🇧 ISRAELE VIOLA ANCORA LA TREGUA A GAZA E IN LIBANO
CONTINUA A LEGGERE ➡️ https://www.piccolenote.it/mondo/israele-viola-ancora-la-tregua-a-gaza-e-in-libano
Jet e artiglieria israeliani stamane hanno bersagliato Khan Younis e Gaza City, due i morti, stavolta senza brandire alcun pretesto. Nessuna querelle sui corpi degli ostaggi, nessuna scaramuccia, per usare le parole di J. D. Vance, con i miliziani di Hamas. E ciò dopo aver dichiarato che la tregua rotta due giorni fa era tornata in vigore. Netanyahu in tal modo ha inteso rivendicare il diritto all’arbitrio rispetto all’alleato d’oltreoceano, che continua a lavorare come se il cosiddetto piano di pace di Trump dovesse attuarsi davvero (dove quel davvero sottente tante cose).
Infatti, Washington sta faticosamente cercando di mettere su la Forza di stabilizzazione che, secondo il piano, dovrebbe presidiare Gaza, che sarebbe composta da foze palestinesi e soldati provenienti da Paesi arabi e musulmani, cooptando peraltro anche la Turchia in contrasto con il veto posto su di essa da Tel Aviv.
Lo spiega Axios riferendo le difficoltà poste dai Paesi interessati, che chiedono garanzie temendo che le loro forze finiscano sotto il fuoco incrociato delle varie fazioni palestinesi (Israele ha armato bande locali contro Hamas); o, peggio, di essere bersagliate delle bombe di Tel Aviv.
Sempre Axios riferisce che gli Stati Uniti hanno offerto ai miliziani di Hamas che si trovano nella zona di Gaza controllata da Israele un passaggio sicuro per l’area più o meno libera (se così si può definire la zona in cui sono stipati i palestinesi, ancora stretti dalle limitazioni agli aiuti e senza possibilità di accedere alle cure più elementari). Un modo per tentare di evitare incidenti di percorso che diano a Israele nuovi pretesti per bombardare.
Allo stesso tempo, le bombe sganciate stamane vogliono indurre Hamas a una qualche reazione, fosse solo un…
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Piccole Note
Israele viola ancora la tregua a Gaza e in Libano
Lo spiega Axios riferendo le difficoltà poste dai Paesi interessati, che chiedono garanzie temendo che le loro forze finiscano sotto il fuoco incrociato delle
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Forwarded from la fionda📕
Tutta la comunità de La Fionda esprime la sua piena solidarietà a Giulia Bertotto, giornalista di Byoblu, che mentre faceva il suo lavoro è stata strattonata, spinta e insultata con epiteti sessisti durante la manifestazione pro-sionista di ieri sera a Roma.
Se della manifestazione non avete sentito parlare, è normale, è stata un flop. Non ci è andato nessuno, ma sul palco erano presenti esponenti di rilievo della politica nazionale, partiti di governo e anche - ovviamente - Pina Picierno.
Ancora una volta i sionisti hanno espresso la loro violenza, questa volta scagliandosi contro una giornalista che è andata a porre delle domande. D'altronde lo sappiamo, per questa gente la stampa va bene solo quando è prezzolata per fare i piagnistei mentre si copre con un pugno di polvere negli occhi un genocidio.
Conosciamo bene Giulia, e sappiamo che non sarà certamente intimidita e che continuerà a fare il suo preziosissimo lavoro con la tenacia di sempre.
@lafionda
Se della manifestazione non avete sentito parlare, è normale, è stata un flop. Non ci è andato nessuno, ma sul palco erano presenti esponenti di rilievo della politica nazionale, partiti di governo e anche - ovviamente - Pina Picierno.
Ancora una volta i sionisti hanno espresso la loro violenza, questa volta scagliandosi contro una giornalista che è andata a porre delle domande. D'altronde lo sappiamo, per questa gente la stampa va bene solo quando è prezzolata per fare i piagnistei mentre si copre con un pugno di polvere negli occhi un genocidio.
Conosciamo bene Giulia, e sappiamo che non sarà certamente intimidita e che continuerà a fare il suo preziosissimo lavoro con la tenacia di sempre.
@lafionda
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Il 49,5% dei giornalisti uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 è stato colpito di notte o all’alba mentre dormiva in tende a casa con i propri cari.
A raccontarlo è Kalen Goodluck, giornalista investigativo sul canale Substack No Frontiers riprendendo i dati raccolti dal gruppo indipendente Databases for Palestine.
Questa dinamica, secondo il gruppo, è legata all’uso di software militari di intelligenza artificiale, tra cui il famigerato sistema di targeting chiamato “Where’s Daddy”.
Il programma segnala in tempo reale ai militari israeliani quando un “obiettivo” entra in casa e autorizza bombardamenti con ordigni da una o due tonnellate, spesso cancellando intere famiglie.
In totale, 327 giornalisti sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023, di cui 154 nella propria abitazioni, con un bilancio di 756 familiari morti negli stessi attacchi.
#gazagenocide #israel #idf #journalistsarenoteatarget #anasalsharif #getupreportnews
A raccontarlo è Kalen Goodluck, giornalista investigativo sul canale Substack No Frontiers riprendendo i dati raccolti dal gruppo indipendente Databases for Palestine.
Questa dinamica, secondo il gruppo, è legata all’uso di software militari di intelligenza artificiale, tra cui il famigerato sistema di targeting chiamato “Where’s Daddy”.
Il programma segnala in tempo reale ai militari israeliani quando un “obiettivo” entra in casa e autorizza bombardamenti con ordigni da una o due tonnellate, spesso cancellando intere famiglie.
In totale, 327 giornalisti sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023, di cui 154 nella propria abitazioni, con un bilancio di 756 familiari morti negli stessi attacchi.
#gazagenocide #israel #idf #journalistsarenoteatarget #anasalsharif #getupreportnews
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GHEDDAFI DOVEVA MORIRE
Così scrive il collega di Byoblu, Adalberto Gianuario, in un recente post su FacebooK: “Ieri [Il 20 ottobre ndr]è ricorso il 14° anniversario dell'omicidio di Muahammar Gheddafi, uno dei crimini più osceni che l'occidente civile e democratico abbia compiuto negli ultimi anni. Oggi il maggior responsabile di quell' assassinio e della guerra che ha distrutto uno degli Stati più avanzati del continente africano è entrato in carcere. Nicolas Sarkozy dovrà scontare una condanna a 5 anni per associazione a delinquere con l'intento di utilizzare fondi libici per la sua campagna elettorale".
Oggi Erdogan e Putin si stanno spartendo pezzi della Libia: a nord i turchi, nella zona dei pozzi, a sud i russi, nella porta verso il Sahel, quello stesso Sahel dal quale i francesi sono stati cacciati fuori a pedate.
Ironia della sorte.
L’assassinio di Abdel Ghani al-Kikli, meglio noto come Gheniwa, avvenuto il 12 Maggio, invece ci dimostra che il Paese nordafricano è ancora preda delle milizie armate, collegate a vario titolo ai centri del potere istituzionale con cui dialoga e fa accordi la comunità internazionale.
Gheniwa era a capo di uno dei gruppi armati più potenti di Tripoli, la Stability Support Authority (SSA), istituita nel 2021 a protezione dei funzionari e dei palazzi del Governo di Unità nazionale (Gnu) di Tripoli, riconosciuto dall’Onu.
L’SSA di Gheniwa per oltre un decennio (dall’inizio della guerra civile del 2011, scoppiata dopo l’uccisione di Mohammar Al-Gheddafi), ha «terrorizzato la popolazione del quartiere tripolino di Abu Salim mediante sparizioni forzate, torture, uccisioni e altri crimini di diritto internazionale».
A scriverlo è Amnesty International.
La situazione in Libia è del tutto analoga a quella della Siria, oggetto di spartizione da parte delle grandi potenze e dove oggi spadroneggiano gli uomini di al Qaida.
Tolgono un governante sgradito con la scusa dei diritti umani e al loro posto ci ficcano dei tagliagole a libro paga.
Un bell’affare.
Inutile sperare che i somari possano apprendere qualcosa dal passato.
«…(la guerra) si è innestata su una sollevazione popolare autentica (…) Abbiamo sentito opporre argomenti uno dopo l’altro per negare che bisognasse impegnarsi dalla parte degli insorti di Bengasi per consentire la deposizione di Gheddafi. Il rais pagava troppo bene i suoi mercenari per cui era invincibile. Ne sarebbe scaturita una secessione della Cirenaica indipendente dalla Tripolitania. Il ritorno alle guerre tribali d’epoca precoloniale. L’instaurazione di un regime islamico qaedista. L’esodo (biblico!) di profughi a centinaia di migliaia. Tutte balle. Il pacifismo di destra che si è contrapposto all’impegno lodevole della Nato, di Obama, di Cameron, di Sarkozy, seguiti controvoglia da Berlusconi mentre una Merkel sempre più irresoluta si asteneva come al solito».
Questo è il sionista Gad Lerner.
Del resto questo rimodellamento è perfettamente funzionale al progetto del Grande Israele.
“(la guerra) si è innestata su una sollevazione popolare autentica”.
Scemenze, buone giusto per gli spettatori di Mentana e di Formigli.
Vi leggo un estratto dal mio volume “Governare con il terrore” edito da Meltemi:“ L’ondata di proteste che ha investito il mondo arabo nel 2011 non ha precedenti nella storia della regione.
Dato che si è utilizzato spesso il termine di ‘viralità’ per descrivere la velocità con la quale si sono diffuse le proteste, il vettore del contagio non può che essere stato Internet, e in particolare i social network, luogo di elezione dei fenomeni appunto ‘virali’.
Queste piattaforme, avendo assunto un ruolo preponderante nelle comunicazioni, soprattutto tra i giovani, e avendo alterato il modo in cui le persone si relazionano e scambiano informazioni fra di loro, sono state indicate come il principale fattore di novità che potrebbe aver portato delle proteste popolari a destabilizzare, se non addirittura a rovesciare, dei regimi pluridecennali.
Una produzione Byoblu
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Così scrive il collega di Byoblu, Adalberto Gianuario, in un recente post su FacebooK: “Ieri [Il 20 ottobre ndr]è ricorso il 14° anniversario dell'omicidio di Muahammar Gheddafi, uno dei crimini più osceni che l'occidente civile e democratico abbia compiuto negli ultimi anni. Oggi il maggior responsabile di quell' assassinio e della guerra che ha distrutto uno degli Stati più avanzati del continente africano è entrato in carcere. Nicolas Sarkozy dovrà scontare una condanna a 5 anni per associazione a delinquere con l'intento di utilizzare fondi libici per la sua campagna elettorale".
Oggi Erdogan e Putin si stanno spartendo pezzi della Libia: a nord i turchi, nella zona dei pozzi, a sud i russi, nella porta verso il Sahel, quello stesso Sahel dal quale i francesi sono stati cacciati fuori a pedate.
Ironia della sorte.
L’assassinio di Abdel Ghani al-Kikli, meglio noto come Gheniwa, avvenuto il 12 Maggio, invece ci dimostra che il Paese nordafricano è ancora preda delle milizie armate, collegate a vario titolo ai centri del potere istituzionale con cui dialoga e fa accordi la comunità internazionale.
Gheniwa era a capo di uno dei gruppi armati più potenti di Tripoli, la Stability Support Authority (SSA), istituita nel 2021 a protezione dei funzionari e dei palazzi del Governo di Unità nazionale (Gnu) di Tripoli, riconosciuto dall’Onu.
L’SSA di Gheniwa per oltre un decennio (dall’inizio della guerra civile del 2011, scoppiata dopo l’uccisione di Mohammar Al-Gheddafi), ha «terrorizzato la popolazione del quartiere tripolino di Abu Salim mediante sparizioni forzate, torture, uccisioni e altri crimini di diritto internazionale».
A scriverlo è Amnesty International.
La situazione in Libia è del tutto analoga a quella della Siria, oggetto di spartizione da parte delle grandi potenze e dove oggi spadroneggiano gli uomini di al Qaida.
Tolgono un governante sgradito con la scusa dei diritti umani e al loro posto ci ficcano dei tagliagole a libro paga.
Un bell’affare.
Inutile sperare che i somari possano apprendere qualcosa dal passato.
«…(la guerra) si è innestata su una sollevazione popolare autentica (…) Abbiamo sentito opporre argomenti uno dopo l’altro per negare che bisognasse impegnarsi dalla parte degli insorti di Bengasi per consentire la deposizione di Gheddafi. Il rais pagava troppo bene i suoi mercenari per cui era invincibile. Ne sarebbe scaturita una secessione della Cirenaica indipendente dalla Tripolitania. Il ritorno alle guerre tribali d’epoca precoloniale. L’instaurazione di un regime islamico qaedista. L’esodo (biblico!) di profughi a centinaia di migliaia. Tutte balle. Il pacifismo di destra che si è contrapposto all’impegno lodevole della Nato, di Obama, di Cameron, di Sarkozy, seguiti controvoglia da Berlusconi mentre una Merkel sempre più irresoluta si asteneva come al solito».
Questo è il sionista Gad Lerner.
Del resto questo rimodellamento è perfettamente funzionale al progetto del Grande Israele.
“(la guerra) si è innestata su una sollevazione popolare autentica”.
Scemenze, buone giusto per gli spettatori di Mentana e di Formigli.
Vi leggo un estratto dal mio volume “Governare con il terrore” edito da Meltemi:“ L’ondata di proteste che ha investito il mondo arabo nel 2011 non ha precedenti nella storia della regione.
Dato che si è utilizzato spesso il termine di ‘viralità’ per descrivere la velocità con la quale si sono diffuse le proteste, il vettore del contagio non può che essere stato Internet, e in particolare i social network, luogo di elezione dei fenomeni appunto ‘virali’.
Queste piattaforme, avendo assunto un ruolo preponderante nelle comunicazioni, soprattutto tra i giovani, e avendo alterato il modo in cui le persone si relazionano e scambiano informazioni fra di loro, sono state indicate come il principale fattore di novità che potrebbe aver portato delle proteste popolari a destabilizzare, se non addirittura a rovesciare, dei regimi pluridecennali.
Una produzione Byoblu
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Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «Il mio intervento di oggi per 100 Giorni da Leoni: https://www.youtube.com/live/92j0-ZYOaVg?si=jeheAMcurXIpsbnD 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist»
