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"Signori, chiunque è capace di navigare in mare di bonaccia, quando i venti gonfiano le vele, né vi sono onde e cicloni. Il bello, il grande, e vorrei dire eroico, è di navigare quando la bufera imperversa. Un filosofo tedesco disse: «Vivi pericolosamente». Vorrei che questa fosse la parola d'ordine del fascismo italiano: «Vivere pericolosamente». Ciò deve significare essere pronti a tutto, a qualsiasi sacrificio, a qualsiasi pericolo, a qualsiasi azione, quando si tratti di difendere la Patria e il Fascismo".

✍🏻 Benito Mussolini
2 agosto 1924
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‼️ La finta rivoluzione di Valditara

Nel suo libro "La rivoluzione del buon senso", il ministro Giuseppe Valditara disegna la visione di una società ordinata, efficiente, democratica. Ma dietro l’apparente rottura con il progressismo si cela l’ennesimo progetto conforme alle logiche del mercato, subordinato all’economia globale, perfettamente integrato nel paradigma liberale.

Il “merito” diventa la versione aggiornata del mito del self-made man: un’illusione di giustizia che ignora le disuguaglianze di partenza e consolida l’ordine esistente. Nessuna critica al capitalismo che produce queste disuguaglianze, nessuna messa in discussione del sistema. Anzi, Valditara cita con ammirazione Reagan e Thatcher, reclamando per l’Europa una svolta ancora più “liberale” e deregulated. Nel libro infatti si difende a spada tratta il libero mercato, arrivando ad addossare tutte le guerre del Novecento alle colpe dei regimi anti-capitalisti.

È evidente che in quest'ottica la scuola viene ridotta a fabbrica di "efficienza" e “capitale umano”. Si forma il precario, non l’uomo, mentre l’identità nazionale viene ridotta al vago patriottismo dei valori democratici, cristiani e universali, senza forza né conflitto. E l’autorità, tanto cara ai vecchi parrucconi, non è nient'altro che la postura grottesca da preside Skinner, tutta ordine e regolamenti, ma senza visione né ispirazione.

Insomma, ciò che La rivoluzione del buon senso non mette in discussione è il ruolo sistemico della scuola come apparato di omologazione e conformismo a una società liquida, economica e profondamente post-identitaria. L’“ordine” che Valditara invoca è quello del mercato, dell’individualismo produttivo, dell’obbedienza civile. Dietro un libro apparentemente normale, si cela il manifesto politico di una destra borghese che non ha niente a che vedere con le istanze radicali, rivoluzionarie e comunitarie del nostro mondo.

Noi rivendichiamo l’opposto: una scuola che non formi impiegati, ma uomini. Una scuola fondata sulla disciplina interiore, sulla comunità, sull’appartenenza. Una scuola dove cultura significa comunità, corpo, militanza. Una scuola dove identità vuol dire coscienza, etica e stile. Perchè contro il “buon senso” dei conservatori noi sceglieremo sempre l'unico, vero, imperativo rivoluzionario: «vivi pericolosamente!».

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‼️ La rivoluzione non è un meme

Le perquisizioni di queste ore confermano che lo Stato ha perso ogni senso del ridicolo e ha esteso la logica del sospetto e della repressione preventiva anche ai giovanissimi. Ormai bastano una frase scritta in una chat, un simbolo o un riferimento ideologico scomodo nella stanza per finire schedati o perquisiti come terroristi. Il segnale è chiaro: non si colpiscono più reati concreti, ma identità, subculture e posizioni non allineate.

Allo stesso tempo, serve fare urgente chiarezza anche dall’altra parte. Ci rivolgiamo quindi agli studenti e ai giovani che ci seguono: spacciarsi per rivoluzionari su Telegram o su canali chiusi non ha nulla a che fare con l’impegno reale di una militanza politica integrale e radicale. La politica non si fa con meme, imitazioni, provocazioni anonime e un vocabolario di citazioni prese da internet. È un lavoro serissimo che richiede studio, presenza, responsabilità e volontà di agire nella società. Ma è anche uno stile di vita autentico, fatto di emozioni e legami molto più forti di un social.

Gli allarmi artificiali creati ad hoc dai giornali sul "baby terrorismo" ci fanno schifo quasi quanto le grottesche caricature del dissenso che si trovano nella sfera digitale. Perchè chi evita l'impegno diretto per costruirsi un immaginario "ribelle" sui social, finisce inevitabilmente per essere usato come capro espiatorio di un sistema politico, giudiziario e mediatico che ha bisogno di mostri per tirare a campare.

🏴🔗 La sola militanza incisiva è quella reale, visibile, fondata su idee chiare, stile vitale e azione concreta. In un'epoca di sorveglianza e finzione, restare presenti, formati e attivi è l’unica vera forma di opposizione.

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🗓📍6-9 agosto 1945: 80 anni fa i primi bombardamenti atomici della storia cancellano le città di Hiroshima e Nagasaki.

‼️Contro la retorica scolastica che minimizza e marginalizza la portata degli attacchi a "male necessario", riflettiamo sul valore politico del terrore provocato dagli USA: instaurare un nuovo ordine imperialista insieme all'URSS, sul sangue sparso di Italia, Germania e Giappone.

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🇵🇸🇸🇾🇦🇲 Un anno fa scendevamo in piazza con uno striscione che molti definirono “provocatorio”: Free Palestine – Free Golan – Free Artsakh.

Non era una provocazione, ma una sintesi lucida e militante. Più di dodici mesi dopo, i fatti lo confermano: Gaza prossima all’occupazione totale dell’IDF; il Golan conquistato e annesso, mentre la Siria viene spartita da Turchi, Russi, Americani e Israeliani; l’Armenia “pacificata”, costretta a firmare una resa che soddisfa solo Baku e i suoi sponsor.

Essere rivoluzionari oggi significa uscire dalla gabbia dei blocchi preconfezionati. L’imperialismo non è un meccanismo lineare: l’intesa sionista - statunitense - saudita, le mire turche e il revanscismo russo (spesso presentati come concorrenti) si uniscono quando c’è da soffocare popoli scomodi, autonomie politiche e territori strategici.

‼️La gioventù che vuole essere davvero scomoda deve saper leggere questa realtà complessa, vedere i legami invisibili che uniscono Gaza, Golan, Artsakh, Siria, Libano, Ucraina. Perché il nemico ha molti volti, ma un’unica logica: piegare i popoli liberi al meccanismo finanziario e costringerli dentro il nuovo ordine mondiale.

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Agosto 1944. Firenze, ferita e orgogliosa, è un campo di battaglia.

L’11 agosto, dopo settimane di duri scontri, i partigiani del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale entrano in città. Le truppe tedesche e della Repubblica Sociale si ritirano verso nord, eppure la guerra non è finita. Dalle finestre, dai tetti, dagli angoli bui, esplodono colpi: sono i franchi tiratori, due o trecento fiorentini, uomini, donne, persino ragazzini di quattordici o sedici anni. Hanno scelto di restare, sapendo che per loro non ci sarà salvezza. La loro consegna è semplice e terribile: morire sul posto.

Molti sono organizzati da Alessandro Pavolini, altri agiscono per impulso proprio, spinti da una fede cieca nella causa fascista o dal desiderio di difendere Firenze secondo la loro idea di onore. Fra loro ci sono anche giovani donne, addestrate da mesi a lanciare bombe a mano, pronte a colpire due alla volta chiunque entri in città. Combattono per due settimane, con l’appoggio dei tedeschi, resistendo finché quasi tutti vengono uccisi.

Sono giorni di odio in cui la pietà muore. I partigiani, catturati i cecchini, li giustiziano senza esitazione. Curzio Malaparte, in La pelle, racconta un episodio rimasto indelebile: sul sagrato di Santa Maria Novella, ragazzi pallidi e fieri, una ragazza dai capelli sciolti, lo sguardo perso tra le nuvole, attendono il proprio turno davanti a un ufficiale partigiano. Scherzano tra loro con amara ironia, insultano i curiosi, ridono per non tremare. Quando arriva il momento, uno si fa avanti e urla “Viva Mussolini” prima che le raffiche lo abbattano.

La battaglia termina solo il 1º settembre, con l'occupazione di Fiesole e Sesto Fiorentino. 205 caduti. “La città italiana che preferisco? Firenze. Perché lì gli italiani ci hanno accolti sparandoci addosso”. Cosi ebbe a dire a proposito dei combattimenti nella città di Firenze, il generale inglese Harold Alexander.
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✍🏻 "Nel corso della seconda guerra mondiale innumerevoli uomini hanno perduto la vita per dare all'Europa un ordine nuovo, per edificare, di là dai tristi miti democratici, il nuovo stato dell'autorità e della giustizia. Oggi il sacrificio di quegli uomini, caduti in vista del Nilo o del Volga, assassinati sui laghi di Lombardia o nel vasto pian dell'Ile de France, è misconosciuto, maledetto, additato all'odio di parte. Ma noi sentiamo che tanto sangue non è scorso invano, che esso è un'invisibile energia che impedisce all'albero della civiltà occidentale di marcire irrimediabilmente. E sentiamo, e sappiamo, che i morti vivono ancora".
🗓📍 12 agosto 1973: in memoria di Adriano Romualdi, figura militante e intellettuale di riferimento per tutta la gioventù nazional-rivoluzionaria europea.

👉🏻 Per approfondire

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Il 21 agosto 1968 a Praga irrompono le truppe sovietiche del Patto di Varsavia: invasero la Cecoslovacchia per porre fine alla protesta anti comunista chiamata "Primavera di Praga".
Nei mesi precedenti, la cecoslovacchia aveva avviato un programma di cambiamenti politici ed economici: maggiore libertà di stampa riforme economiche e un allentamento del controllo statale sulla vita quotidiana.
Nella notte tra il 20 ed il 21 agosto 1968, centinaia di migliaia di soldati e carri armati russi entrarono in Cecoslovacchia.
La popolazione reagì con proteste pacifiche, ma la repressione fu dura: i soldati sovietici iniziarono a sparare sulla folla causando decine di morti e migliaia di arresti.
La Primavera di Praga si concluse così: con l'Europa che si girò dall'altra parte, forse per paura o forse per complicità e si ripeté così il copione di Budapest del 56.
"Non so se fu coraggio o se fu paura
non se fu pazzia o se fu viltà
ma credimi ragazzo una cosa è sicura
non avrei potuto vivere senza libertà"

#ecodelnord🏴
Leoncavallo, CasaPound: paragone con noi è solo strumetalizzazione

Il Leoncavallo era ospitato in un edificio di proprietà privata. CasaPound, al contrario, da oltre vent’anni ha sede in un immobile del demanio dello Stato sottratto al degrado e alla speculazione, nel cuore di Roma, in un quartiere multietnico dove la nostra presenza non ha mai creato alcun problema di ordine pubblico. Anzi: in questi anni, CasaPound ha organizzato centinaia di eventi culturali, conferenze, presentazioni e dibattiti, ospitando anche figure e intellettuali lontanissimi dalle nostre posizioni, a dimostrazione che la nostra sede è stata ed è un punto di confronto e di apertura culturale, non di chiusura.

A differenza di centinaia di occupazioni rosse e di immigrati presenti a Roma e in tutta Italia, CasaPound è l’unico spazio dove sventola il tricolore, una sproporzione immensa. E mentre la sinistra si esercita in polemiche pretestuose, dimentica che in via Napoleone III venti famiglie italiane in emergenza abitativa hanno trovato una casa, un sostegno e una comunità.

Al contrario, le cronache giudiziarie più recenti hanno mostrato il vero volto di un sistema che ruota attorno ai centri sociali: un business milionario che coinvolge direttamente anche pezzi delle istituzioni. A Roma, ad esempio, alcune occupazioni sono state di fatto acquistate con fondi pubblici, perfino con i soldi del PNRR, e poi assegnate direttamente agli occupanti a spese dei contribuenti: il caso del Porto Fluviale, costato milioni di euro, è solo l’ultimo esempio.

Per questo riteniamo che il paragone tra CasaPound e il Leoncavallo non solo sia infondato, ma rappresenti l’ennesimo tentativo maldestro della sinistra di spostare l’attenzione dai propri scandali e dalle proprie responsabilità.
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Siete davvero incredibili, nella vostra miseria patetica.

Non esiste alcun termine di paragone tra noi e il Leoncavallo: lì non c’erano militanti, non c’è stato alcuno scontro, non c’era nessuna difesa reale. Da quella parte ci sono coccole, connivenze e milioni di euro che servono solo a costruire uomini e donne per ben diversi da noi.

Finitela, per favore. Cercate almeno di mantenere un minimo di dignità. Tutta Italia sa già che avete un’altra sistemazione, lo sanno anche i muri: piccoli cessi umani, perché null’altro che questo siete.

Oggi in Italia esistono circa 300 occupazioni rosse, e poi ci siamo noi. La differenza è semplice: le occupazioni si difendono, si proteggono, non si svendono al miglior offerente né si abbandonano al primo ostacolo.

Il discorso sarebbe troppo lungo da affrontare qui, ma basti ricordare che lo Stato italiano ha speso tre milioni di euro per pararvi il culo, e altri milioni per garantirvi una nuova sede. Una vergogna pagata sulla pelle degli italiani.

La strada conosce i ribelli e la città vi addita per quello che siete, senza bisogno di ulteriori spiegazioni.

Maiali.

✍🏻 Gianluca Iannone
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Isbuscenskij

Il 24 agosto 1942, 700 uomini del “Savoia Cavalleria” caricano le linee russe: ranghi serrati, sciabole sguainate, mitragliatori e bombe a mano. I sovietici vengono travolti e ripiegano in disordine lasciando sul campo 150 morti e più di 600 prigionieri.
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✍🏻 "Sogno una comunità di uomini intransigenti, non indulgenti, che vogliano essere chiamati 'Distruttori'. Ci sono pessimisti pigri, fatalisti che non vogliono combattere: a questi ci rifiutiamo di appartenere!"
🗓📍25 agosto 1900, muore il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Dalla sua critica della democrazia e del socialismo si svilupperà la rivoluzione fascista.

👉🏻 Per approfondire

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❗️Non l’io isolato, non la folla anonima: il Noi è comunità, è appartenenza, è destino condiviso.

🗡 È il riconoscersi nello sguardo dell’altro e sapere di non essere soli nella lotta.

🔗 È catena e radice, è fratellanza che si stringe nelle strade, nelle piazze, nelle università.

📢 È la voce di una generazione che non vuole dissolversi nell’individualismo, ma affermarsi come corpo unico.

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Meglio essere un delinquente che un borghese”.

✍🏻 Ernst Jünger
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In questo momento figure come Greta Thunberg si riciclano nel mondo pro-Pal, portando con sé un establishment mediatico che satura il dibattito di chiacchiere e ripropone le pose di un attivismo capace di trasformare tutto in poltiglia ideologica.

Questi professionisti della causa — pronti a passare dall’ambientalismo ai diritti civili a seconda del trend — sono l’emblema della stessa ipocrisia occidentale che dicono di combattere: nessun apolide no-borders può incarnare davvero il desiderio di un popolo di avere terra, casa e patria.

🇵🇸 Chi guarda alla Palestina in termini nazionali deve prima smascherare gli attori-distrazione del poserismo pro-Pal; poi demolire il frame securitario della lotta al terrorismo nato dopo l’11/9, usato da tutti gli schieramenti per giustificare la caduta di governi legittimi in favore del riflusso jihadista.

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❗️Non chiediamo, non elemosiniamo: vogliamo.

🏴‍☠️ Questa parola segna il passaggio dall’attesa all’azione, dall’atteggiamento al comportamento.

🛡 Vogliamo significa decidere, prendere posizione, incarnare la volontà come forza creatrice.

🔥 È la parola della scelta, della determinazione, del rifiuto del compromesso.

👉🏼 Ogni rivoluzione nasce da un verbo coniugato al presente: Vogliamo.

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Non una parte, non un frammento, non un contentino.
➡️ Tutto significa totalità, orizzonte senza limiti, sete di grandezza.


🚮 È rifiuto della mediocrità, del riduttivo, del parziale.

🌟 È l’ambizione che spaventa i moderati e muove i visionari: la sfida alle stelle.

🇾🇪 Tutto vuol dire Europa e nazione, conflitto e destino, identità e futuro.

❤️‍🔥 Non il poco concesso, ma il molto conquistato. Non sopravvivenza, ma vita piena.

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💥 NOI VOGLIAMO TUTTO! 🏴

Mentre la nostra civiltà è sotto attacco, c’è chi crede che bastino belle parole o leggi su carta per salvarla; mentre le nostre città vengono invase, c’è chi parla ancora di inclusione; mentre la finanza divora popoli liberi, i governi si rifugiano nello stato di polizia.

Noi vogliamo rompere questo grigiore, distruggere i finti ribelli e la comodità borghese, riprenderci strade, scuole e università dal vittimismo e dalla rassegnazione. Vogliamo affermare chi siamo e portare la nostra stirpe verso orizzonti più grandi. Noi vogliamo tutto: Europa, gioventù, rivoluzione!

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2025/10/26 06:16:09
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