L'estate avanza, lo autunno sopraggiunge e lo villano di serenata incalza scoprendo le pudenda e a la pulzella tonando da lo deretano inneggia.
«Ma come vi permettete o vile disgrazia de lo paese nostro!?» domanda la pulzella, di mani schifata ma che da lo sguardo parrebbe assai affascinata.
«Dama mia! Voi volevate saper cosa di buono v'è in me! E qual miglior maniera per mostrar la bontà che giace pronta ad accoglier voi quivi con me, se non que'!
«Qual abominio, qual orrore si cela fra le membra vostre da generar sì fatta nefandezza! Che cessi questa orripilante trombetta ed in ginocchio io vi prego de ricoprir tal lordezza!»


(Didascalia di Matteo M.)
Li villici assai impudici per lo viale colgon passione non curandosi di altrui occhi giudici. Ma lo passante di mestizia ha lo sguardo ricolmo e di spadone ambedue gli amanti infilza in sol colpo.
La pulzella, assai monella, dispiacer non par le dia, gioendo ne lo sguardo a più non posso de lo suo bel amante tonto, lo qual di imbuto in testa de spadone in membra non si cura, ma ancor più gaudente sospinge la fanciulla com' anche la sospingesse alle mura, sicchè ad egli infilzata è, e più sottrarsi allo suo augello più non potè!

       (Didascalia di Matteo M.)
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"...sfoderò da sotto le clericali vesti lo suo gran cero! Dopo cotanto strano e blasfemo rituale, non certo altro vi si poteva aspettare direte voi, tuttavia egualmente sconvolto rimasi di primo acchito. Incredulo restai a rimirar lo consacrato uomo con lo cero suo ritto innanzi a noi tutti, facendo poi inginocchiar la donna e schiaffeggiandola con esso, gridando «che sia tu redenta inginocchiata presso li piedi della cappella di Santa Madre Chiesa di Gerusalemme liberata!»..."

Lo medieval clero che da sempre perle ci dona, non esitate a cliccar su lo buon link se altro vorrete saper de le turpi gesta!
Lo cardinale, svogliato e incerto osserva lo pancione de lo santo pontefice, lo qual «che vorreste insinuare? con lo vostro sprezzante rimirare?».
Al ché lo celato pargolo, da sotto le oscene vesti non può far a meno che capitolare, sicché lo clerico a lato di laido appetito lo sguardo si innesca, «lo bel pargolo qui voi celavate! Vecchio malandrino, a lo concistoro tutto condivider lo dovevate!»

(Didascalia di Matteo M.)
Lo tizio celeste di dorati raggi lo frate immobilizza, sicché lo villano, astioso e rabbuiato da lo capello strano, in capo a lo santo un gran sasso indirizza.
Noncurante e laborioso, lo rosso giullare le natichette a noi volge lussurioso.

(Didascalia di Matteo M.)
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Miei cari sodali e presto anche commensali!
Quivi riporto a lo attento occhio vostro, lo buon collegamento per giunger lesti presso lo spaccio de li prodotti ricavati dalle lande sotto lo giogo mio.
Di lauta pazienza e magno impegno, secondo natura aro li campi, semino la vita e raccolgo li più bei frutti, trasformando il tutto in regali e munificenti conserve d'altri tempi!
Che lo dimonio mi colga se mai abbia usato fertilizzanti o pesticidi! Giammai cadrò ne le vie de li moderni infedeli! Rinunzio alla garantita e perpetua abbondanza in cambio dell'immutata qualità!
Or dunque miei fedeli compagni, entrate, entrate e scoprite, e di lauta marmellata la tavola vostra rimpinzate!
Lo leone barbuto, affamato e arrabbiato, su lo santo canuto si avventa lesto e ben accompagnato.
Da dietro una rupe lo guardone si sporge, «qual peccato, non nutrire per tempo lo felino rabbuiato! Ed ivi lo vecchio ad affar suo debbo lasciarlo abbandonato».
Da lo bel palagio, lo signore da finestra s'è affacciato, «qual spreco ciò che lo occhio mio ha appena mirato, e tutto ciò avvien solamente perchè lo taccagno vegliardo a li gattoni la buona marmellata ha rinnegato!».
Dì si fatti giudizi, villani e signori son concordi, se le fiere sue lo vecchio non sazia, li bei gattoni le carni de padrone strazian!

(Didascalia di Matteo M.)
LO GROTTESCO MEDIOEVO pinned «https://www.tg-me.com/conserve_Levante Miei cari sodali e presto anche commensali! Quivi riporto a lo attento occhio vostro, lo buon collegamento per giunger lesti presso lo spaccio de li prodotti ricavati dalle lande sotto lo giogo mio. Di lauta pazienza e magno…»
In corteo le buone dame, religiose e pie sfilano noncuranti de lo bestiame.
Sol una, giovine e fiera da lo viso severo ed un poco altera, presso la santa suora s'appropinqua «sorella santa, cosa mirate? Quivi in corteo lo capretto mio so che invidiate!».
Ma la santa suora, da lo grugno infastidito, «figliola, che mai pensate? Piuttosto attenzione a dove lo posate, sicché a lo fedel mio compare, colazione voi potreste con lo agnello procurare».
Sì dicendo la santa lo guinzaglio scrolla, agitando lo alato segugio infernale e strozzando un poco lo povero animale.
A voi dunque, la morale est: non molestar la pia e santa gente, sicché a scatenar le dimoniache lor fiere basta un niente!

(Didascalia di Matteo M.)
Udite udite! Miei cari sodali et mecenati, annuncio a voi tutti lo novello manoscritto che quivi presento a voi pubblico circoscritto!

Se di tempo avete penuria ma gradite breve saltuaria lettura,
Se lo abisso de animo umano apprezzate toccar con mano,
Se li scritti miei ben divorate ma anche altre epoche legger amate,

Allor tal antologia per voi si confà, sicché di molteplici e brevi racconti lo manoscritto si tronfia!

RACCONTI A CAZZO DI CANE

Non mancate di legger anche solo lo PUBBLICO ESTRATTO saggiando la superficie de lo misfatto.

Colgo ancor occasione per collegamenti utili quivi lasciar, primi fra tutti lo GRUPPO COLLEGATO e a seguire VIVANDE DA BANCHETTI , SESSO ARTEE TAVERNELLO e INSTAGRAMMO
LO GROTTESCO MEDIOEVO pinned «Udite udite! Miei cari sodali et mecenati, annuncio a voi tutti lo novello manoscritto che quivi presento a voi pubblico circoscritto! Se di tempo avete penuria ma gradite breve saltuaria lettura, Se lo abisso de animo umano apprezzate toccar con mano, Se…»
Soavemente lo baldacchino de alcova si schiude, lasciando ammirar lo ardore de la bea Gertrude.
«Mio sposo, dove andate? Lesto, tornate! E le pudenda mie ancor un poco sollazzate!»
Ma lo omo, sazio e fin troppo pago «Buon Dio! Già ho indossato lo bracalone mio, giù le mani ninfomane, ed io che fui accusato d'esser erotomane! A lo cavallo mio me ne vado, sicché più che fieno chiede altro sol di rado!».

(Didascalia di Matteo M.)
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Lo buon paziente, dolente e ignorante, presso lo medieval dottore si reca a curar lo dente penzolante.
Di buona lena lo medico sotto si dà per i dolori altrui sapientemente estirpar, sicché lo villico spaventato si oppone di lesta carezza ma mai imbronciato.
«Ve ne prego, lo braccio fermate, o quivi tutto da la bocca m'asportate!»
Ma lo dentista, apatico e solerte, lesto di pinze le fauci altrui lascia deserte.

(Didascalia di Matteo M.)
Lo villico e musico, lontano dal sapere di un cerusico, imbraccia lo gattone e come una zampogna ne lo deretano vi soffia a gran polmone!
Quivi giunge lo borghese da lo rosso cappello, allo suo nobile amico si accinge con occhio furbello «ma che combina! Rimirate pur voi lo zotico ambulante, si crede sia musica lo gatto flatulante!»
E lo nobil amico risponde, «tacete! Tacete e rimirate! Che di buona arte voi non siete certo mai stato un abate!», di sì fatte parole lo nobil uomo apprezza, e di gambetta scoperta ad abbordar lo buon musico s'appresta!

       (Didascalia di Matteo M.)
Di gran piede lo villico in fallo s'è posto, e rassegnato da li conigli in cattività è posto.
Lo coniglione con in cintola lo spadone, «Ma che bel petto ossuto e glabro abbiamo qua, ad affilar li dentoni m'aiuterà!» così palpeggiando presso lo prigioniero sta.
E lo compare roditore, armato de mazza ed in deretano un manico de ramazza, «Ma qual affilar li denti! Vedete cosa porto ne le terga sotto la coda a mo' di verga? Leva lo braccio là, che de mazzate mi vendico già!», e così sentenziando, lo astioso roditore lesto sfoga lo rancore!

       (Didascalia di Matteo M.)
Lo villano, stanco de pagar in tasse danaro, si reca annoiato presso lo sovrano.
«Sire, voi c'affamate! In minigonna quivi dalla povertà mi portate!».
Lo sovrano, svogliato e ben barbuto «alzo le mani e di spadino ciò che vuoi fa di me, ma la minigonna sta assai bene su quei pie'!».
Lo popolano strizza occhio compiaciuto, alza la mano in gesto di deferente saluto «allorché voi mi corteggiate, quivi aspettate e forse altro spadino lesto maneggiate!».

       (Didascalia di Matteo M.)
Cari sodali, letterati et studiosi, quivi riporto lo verbo de' buon concorso novello sorto!
Niuna tassa vi è imposta, dalla terra per il palato li bottino che li vincitori avranno aggiudicato.
Che siate voi creatore di avventure o di poetiche congetture, quivi posto trovate! E se avido lettore siete, posto in giuria lo sito a voi detiene!
Giungete senza esitare, lo regolamento a voi qui appare.
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Lo villano boccoloso, confuso dal sacro dispettoso «Angelo mio, ma cosa fate? In lo petto mi chiavate!».
Ma lo sacro alato, divertito ed esaltato «Ma come, non sapete? Da lo cor vien la chiave de lo amor! Quivi prima vi schiudo e fra le grazie dopo vi desnudo!».
E lo popolano a tali parole arreso alza mano, «Dunque mi arrendo, siate lo mio sovrano!».

       (Didascalia di Matteo M.)
«Ei, tu, baldo cano! A me giungi e via di qui lesto fuggi!» Così lo popolano reclama lo suo quadrupede amico, sicchè da mandragora bambina lo spavento è in cor viscerale e antico.
Ma lo cano, impavido e menefreghista abbaia «Buon padrone, ma la mandragora sepolta in terra sonnecchia e aspetta! Voi andate se volete, ma lassatemi qui a mangiar la mia bea formaggetta».

       (Didascalia di Matteo M.)
2024/05/15 09:10:48
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